E questa... è la storia vera

novembre 25, 2016



Questa di Marinella è la storia vera 
che scivolò nel fiume a primavera

Oggi è un giorno scomodo: 25 novembre giornata mondiale contro la violenza delle donne. In questo periodo ascolto molto Fabrizio De Andrè, lo riascolto, ho bisogno di parole che raccontino storie che abbattono limiti.

ma il vento che la vide così bella 
dal fiume la portò sopra a una stella

Ascolto “La canzone di Marinella” e sorrido al pensiero che un bel po’ di anni fa pensavo fosse una delle più belle canzoni d’amore che De Andrè avesse scritto per chissà quale sua musa. Invece mi sbagliavo. Ogni testo di De Andrè racconta storie precise con odori, ricordi, luoghi; è stato un grande osservatore che riusciva a trasformare ciò che assorbiva con i suoi sensi in storia: un vero artista. E così ha fatto con Marinella.

sola senza il ricordo di un dolore 
vivevi senza il sogno di un amore

Aveva 15 anni quando lesse un articolo di cronaca di una ragazza di 16 (Marinella) appartenente ad una famiglia che pensò bene di farla prostituire per risollevare l’economia familiare. Un giorno Marinella venne scaraventata in un fiume da uno dei tanti animali che comprava il suo corpo. De Andrè rimase talmente toccato da questa vicenda che volle rendergli giustizia donandogli la storia d’amore che una ragazzina di 16 anni meriterebbe. E questa di Marinella è la storia vera. L’altra non ha più importanza, tutto si può trasformare, prendere una nuova forma.

ma un re senza corona e senza scorta 
bussò tre volte un giorno alla tua porta

Oggi è un giorno scomodo perché piuttosto che trasformare la violenza in qualcosa di costruttivo per la nostra società, viene elogiata, ampliata, intensificata dagli innumerevoli post ipocriti sui social network, dai film che narrano la violenza subita dalle donne, dalle statistiche sulla violenza; ottenendo come risultato la fomentazione di un odio ingiustificato verso tutto il genere maschile e ampliando maggiormente il divario di genere.

bianco come la luna il suo cappello 
come l'amore rosso il suo mantello

Allora in un giorno scomodo, anch’io scriverò un post scomodo “in direzione ostinata e contraria”. Sempre. Non serve a molto diffondere storie di violenze subite lasciandole crollare nell’oscurità se poi non si offre un modo per far riemergere la luce. A cosa servono le statistiche dove si indicano che i mariti e i compagni sono la prima causa del femminicidio, etichettando, come sempre, il maschio dell’uomo come un animale comandato dal suo appendice? Ma soprattutto a cosa servono queste giornate se poi la società non è pronta ad accogliere una donna vittima di violenza? Se viene trattata come la “poverina”, “non ha avuto fortuna”, con gli occhi sempre puntati, sentendosi ancora più sporca, ancora più in colpa. Una donna che ha subito violenza non ha bisogno di una targa che le crei disagio fra gli altri, o di sentirsi circondata da donne che odiano l’uomo creando dei club esclusivi di insoddisfatte minando così la possibilità di credere che esista una persona in grado di amarla; hanno bisogno di prospettive, di leggerezza e di molto affetto… da tutti. L’animale non è solo il violento ma è anche e soprattutto la società. Il violento è uno: un elemento di immondezza che per leggi di casualità si è arpionato alla tua vita e per disarpionarti abbandoni un pezzo di te, ma almeno sei viva, tu sei viva, potevi perderla la vita. La società è la moltitudine: con la testa china sugli schermi, figli del grande fratello e di quello scempio di Goggle Box, affamati di sapere della vita degli altri, insoddisfatti, che non vogliono problemi, circondati da finti sorrisi bagnati di mojito e immortalati  in un selfie di scarsa qualità, non sanno amare figuriamoci se sanno approcciarsi ad un cuore frantumato. Questo è un problema: anni e anni di ricerche e progressi e non sappiamo ancora accogliere il prossimo che ha semplicemente bisogno di qualcuno che gli tenda la mano, di un sorriso. Il sorriso è una delle armi più potenti al mondo. Sorridi ad una persona ed egli si sentirà rinato.

tu lo seguisti senza una ragione 
come un ragazzo segue l'aquilone

Vuoi o non vuoi la violenza fa parte di questa vita e non solo fra uomo e donna, e l’unico modo per estirparlo è andare oltre l’atto stesso di violenza, trasformarlo, abbatterlo, capendo che una volta valicato il confine di inferiorità dove si consuma la violenza si prospettano nuove realtà.

e c'era il sole e avevi gli occhi belli 
lui ti baciò le labbra ed i capelli 

Ma se proprio ci viene imposto di rimanere sulla difensiva come donne allora usiamo una difesa creativa che si basa sulle scelte che facciamo quotidianamente per la nostra vita. Abbandoniamoci (perché a volte abbandonarsi è un ristoro per i sensi) a qualcuno che non ci faccia sentire donna bensì una persona, spogliamoci dei generi nella coppia e finiamola di nasconderci dietro la frase “gli uomini sono tutti uguali” spogliamoci di questo vittimismo che ci portiamo dietro da tempo immemore, che ci hanno incollato definendoci il sesso debole. Non cadiamo nei luoghi comuni dove ad essere bastardo è solo il maschio; ho visto uomini stronzi ma ho visto altrettante donne stronze. Guardiamo chi abbiamo di fronte, capiamo se nutre un interesse sincero nei nostri confronti, se soffre davvero accogliamolo e diamogli un’altra prospettiva altrimenti apriamo le mani e lasciamo che scivoli via come l’acqua tra le dita, c’è la nostra vita da mandare avanti, molliamo ogni presa. Il mood del misterioso, sempre cupo, con lo sguardo triste funziona solo se si chiama Johnny Depp, ma di recente vedo che anche lui non se la passa bene a relazioni. Spogliamoci della perfezione, sia esteriore che interiore, non serve a nulla solo a perdere la nostra identità. Annulliamo dalla mente i film della Walt Disney dove nel “La Bella e la Bestia” lei soffre di sindrome di Stoccolma e in “Aladdin” la perfetta e gnocca Jasmine si prende uno straccione che ruba nei mercati. Cerchiamo una persona con la quale possiamo dimenticarci chi siamo stati, cosa siamo e cosa saremo. Valutiamo i litigi da quelli che servono per crescere insieme a quelli che triturano i… ed ovviamente se alla maggioranza appartengano quelli della seconda categoria domandiamoci se vale la pena proseguire. Giochiamo, lasciate sempre che sia il bambino che è in voi a parlare, abbandoniamo la strategia di conquista… almeno che non ci troviamo fra le lenzuola.

c'era la luna e avevi gli occhi stanchi 
lui pose le sue mani sui tuoi fianchi 

Nella notte cerchiamo intesa, ascoltiamo i corpi, perdiamo tempo ad osservarci, annotiamo i movimenti nell’anima.

furono baci furono sorrisi 
poi furono soltanto i fiordalisi

Non accontentiamoci di una relazione per la sicurezza, per paura della solitudine o semplicemente perché si pensa ancora che una donna ammogliata sia una donna realizzata. Dimentichiamo la parola “realizzata” che fa rima con alcolizzata e ha per sinonimo la parola “ansia”. Una donna ha il diritto di essere madre così come ha diritto a non volerlo essere.

che videro con gli occhi delle stelle 
fremere al vento e ai baci la tua pelle 

Seguiamo il vento, leviamo l’ancora e abbandoniamo il porto, a costo di navigare controcorrente.

dicono poi che mentre ritornavi 
nel fiume chissà come scivolavi 

Sentiamoci libere.

e lui che non ti volle creder morta 
bussò cent'anni ancora alla tua porta

E non dimentichiamo che nonostante la violenza, l’antipatico orologio biologico e gli innumerevoli luoghi comuni su di noi, possiamo ancora amarci, possiamo ancora amare e possiamo risplendere, sempre.

questa è la tua canzone Marinella 
che sei volata in cielo su una stella 
e come tutte le più belle cose 
vivesti solo un giorno , come le rose.

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