Io, Teresa e il Natale...

dicembre 16, 2014



Mentre ascoltiamo dei brani dei Rockabye Baby abbiamo improvvisamente preso coscienza del fatto che mancano pochi giorni a Natale e tra una pubblicità della famiglia ultra perfetta Mulino Bianco (ora anche della famiglia Ikea), un istinto al suicidio che ti pervade non appena si avvicina la tanto attesa festività e una serata in stile Bridget Jones con due calorosi compagni di nome Ciocco e Lato, abbiamo deciso, io e Teresa, di aprire un blog, per intrattenervi e intrattenerci, per scambiarci idee e per condividere qualsivoglia argomento ... anche i mille e uno modi per suicidarsi sotto Natale. Ad esempio:

Metodo Numero 1: L'ADDOBBO Cercare di sgrovigliare le lucine dell'albero di Natale e morire di stenti prima di aver terminato...

Metodo Numero 2: LE PORTATE Mettere in tavola 13 portate (perché di meno porta sfiga) più l'extra a cui la nonna ha pensato nel caso a qualcuno venga un languore e avere un ostruzione coronarica mentre stai mangiando il cotechino con le lenticchie.

Metodo Numero 3: IL PARCHEGGIO Morire di stenti nel tentativo di cercare parcheggio il 23 dicembre in un centro commerciale per comprare gli ultimi regali, che inesorabilmente non riuscirete a trovare e quindi per l'inaccettabile vergogna deciderete di non dare più vostre notizie e di trasferirvi in un' altra città, mettendo su un'altra famiglia e sperando di non commettere lo stesso errore... ma il karma è bastardo!

Metodo Numero 4: IL BABBO NATALE Mettete in loop il Babbo Natale che balla e suona... non aggiungo altro.

Metodo Numero 5: IL LEITMOTIV "è Natale e a Natale si può fare di piùùùùùùùùù" .... il leitmotiv che uccide.

Metodo Numero 6: L'ALBERO #1 (il montaggio) Chiudersi in casa per montarlo, finire a pasqua... usare l'albero per impiccarsi.

Metodo Numero 7: L'ALBERO #2 (lo smontaggio) Cospargere la casa di benzina, accendere un fiammifero...



Ma andiamo, ma noi non vogliamo essere così cinici. Alla fine lo sappiamo che per quanto stressante e molte volte deprimente sia il Natale rimane la festa più amata da grandi e piccini (proprio come nelle pubblicità dei panettoni). Basta imparare... imparare a godersi a vicenda, imparare ad apprezzare ogni regalo, imparare a non pretendere, imparare a dare e imparare a saper ricevere anche solo un abbraccio anche solo un "ciao, come stai?" da una persona che non senti da tempo, e imparare a capire sulla propria pelle che sono proprio questi i regali più importanti, che non passano mai di moda, che non perdono valore, ma sono il valore. Non è essere inguaribili romantici, è essere umani. E' un' opportunità per capirsi e capire. E' un motivo per tornare e rimanere.

"A Natale scendi?" quante volte, noi del sud, l'abbiamo detto a un fratello, a un padre, un amico, un fidanzato. Quante volte un bacio è stato più importante di un regalo? Quante volte è stato il bacio stesso ad essere il regalo? Quante volte abbiamo aspettato il Natale per sentirci uniti... e perché dobbiamo aspettare sempre il Natale per sentirci uniti?

In quei pranzi, in quelle cene si impara ad essere lì nel momento, essere. Semplicemente stare. Ascoltare. Annusare. Toccare. Sapori che sanno d'infanzia, liquori che scendono e riscaldano il ghiaccio dell'anno che sta per andare via. Ricordi un po' malinconici, ma forse no, forse solo semplici ricordi un po' impolverati di qualcuno che è stato.

E tra tutti quei prendi, lascia, torna, mi manchi, ma quando riparti, ma quando torni, è già finito il Natale? dammi un bacio, ancora uno, non smettere, resta. Resta. ti rimane poi solo una parola: GRAZIE.

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